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Cosa si intende per «prosumatori» (potenziale acquirente e consumatore) di energia e qual è il loro ruolo nel promuovere l’uso di energia rinnovabile in tutta Europa? Abbiamo parlato con Javier Esparrago, esperto di energia e ambiente dell’AEA, del contributo che i cittadini, le istituzioni e le imprese possono apportare per affrontare l’attuale crisi energetica diventando prosumatori, attivi sia nella produzione che nel consumo di energia rinnovabile. All’inizio di questo mese l’AEA ha pubblicato una relazione che spiega cosa significa essere prosumatori di energia rinnovabile e illustra la crescente diffusione di tali pratiche grazie a tecnologie più efficienti ed economiche e a politiche di promozione.
Sembra che stiamo vivendo una crisi dopo l’altra: una pandemia, ondate di calore estremo e siccità dovute ai cambiamenti climatici, inflazione, guerra e una crisi energetica. Questo inverno sarà probabilmente caratterizzato da una continua incertezza e da un’elevata volatilità nei mercati globali come l’energia e i prodotti alimentari, che interesseranno alcuni paesi e gruppi più di altri. Affrontare queste crisi, soprattutto a lungo termine, richiede un impegno politico solido e investimenti nella sostenibilità per rafforzare la resilienza delle nostre società.
L’inquinamento ambientale ha ripercussioni sulla salute e la qualità della vita. Gli studi condotti dall’Agenzia europea dell’ambiente hanno posto in evidenza la natura di tali ripercussioni così come i potenziali benefici che si potrebbero trarre da un ambiente più pulito. Ogni intervento inteso a realizzare l’obiettivo «inquinamento zero» in Europa consente di prevenire casi di tumore o di migliorare la qualità della vita.
I trasporti collegano persone, luoghi, culture ed economie, ma esercitano anche pressioni importanti sull’ambiente e sul clima. Abbiamo discusso con due esperti dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) in materia di trasporti e ambiente, Rasa Narkeviciute e Tommaso Selleri, delle sfide e delle opportunità da tenere in considerazione per rendere il sistema europeo dei trasporti più sostenibile e del rapporto che abbiamo recentemente pubblicato in materia.
Assegnare un valore alla natura può contribuire a proteggerla o abbiamo bisogno di nuovi modelli di governance? In che modo il commercio è legato alla perdita di biodiversità e alle disuguaglianze? Lo abbiamo chiesto a James Vause, economista capo dello United Nations Environment Programme World Conservation Monitoring Centre (Centro di Monitoraggio della conservazione mondiale del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, UNEP-WCMC), che ha contribuito al rapporto Dasgupta sull’economia della biodiversità, in particolare al capitolo relativo al commercio e alla biosfera.
Gli Stati membri dell’UE hanno iniziato a coordinare le politiche ambientali negli anni Settanta e la natura è stato il primo settore di interesse degli interventi europei. Ad oggi, le direttive in materia di protezione della natura – la direttiva Uccelli e la direttiva Habitat, adottate rispettivamente nel 1979 e nel 1992 – costituiscono la base degli sforzi dell’UE per la protezione e la conservazione della biodiversità.
L’Europa ha fissato obiettivi politici ambiziosi per consentire alla natura di recuperare e prosperare, aumentando i benefici che un mondo naturale in salute apporta alla società. Aree protette, infrastrutture blu e verdi, ripristino, rinaturalizzazione e soluzioni basate sulla natura per far fronte ai cambiamenti climatici: sono molte le azioni da intraprendere per invertire il deterioramento dello stato di salute della natura.
Dalle mutazioni degli habitat delle specie e le comunità, alla disponibilità idrica, alle stagioni di fioritura: l’impatto dei cambiamenti climatici si ripercuote su ecosistemi e biodiversità. Abbiamo chiesto alla professoressa Beate Jessel, presidente dell’Agenzia federale tedesca per la conservazione della natura, quali sono i legami tra biodiversità e cambiamenti climatici e che azioni si potrebbero intraprendere per potenziare la resilienza della natura in un clima in cambiamento.
In Europa, la natura sta soffrendo le conseguenze dello sfruttamento e inquinamento prolungati. La natura continua a fornirci cibo, abiti, medicinali, alloggio, energia e altre risorse, ma gli ecosistemi e molte piante e animali sono in declino, spesso vicini all’estinzione. Quali sono le attività umane più dannose per la natura e in che modo possiamo fermare e invertire l’attuale perdita di biodiversità?
Il monitoraggio della fauna selvatica e degli habitat svolge un ruolo chiave nelle valutazioni degli esperti. Abbiamo chiesto a Petr Voříšek, membro del comitato di coordinamento del secondo Atlante europeo degli uccelli nidificanti presso la Società ceca di ornitologia, in che modo avviene la raccolta di tali informazioni e dati su scala europea e quali sono le sfide che le popolazioni di volatili si trovano ad affrontare oggi.
La consapevolezza del ruolo della natura non e’ mai stata cosi’ forte come oggi. Sulla scia delle restrizioni seguite alla pandemia di COVID-19, molti di noi sono usciti all’aria aperta, negli spazi verdi piu’ vicini, per cercare conforto e sollievo dal lockdown. Ancora una volta e’ emerso il ruolo vitale e prezioso che la natura svolge nel nostro benessere mentale e fisico.
La perdita della biodiversità e degli ecosistemi naturali a cui stiamo assistendo è catastrofica tanto quanto i cambiamenti climatici. I due eventi in realtà sono strettamente interconnessi, perché se da un lato i cambiamenti climatici accelerano la perdita di biodiversità, dall’altro la salute degli ecosistemi è un alleato indispensabile nella lotta ai cambiamenti climatici.
L’aggressione militare russa in Ucraina ha cambiato le vite degli ucraini da un giorno all’altro. Gli effetti di questa guerra ingiustificata sono sentiti non solo in Ucraina, ma anche al di là dei suoi confini e continueranno a incidere su di noi negli anni e persino nelle generazioni a venire.
Il 2021 è stato un anno segnato dalla pandemia COVID-19 e dagli effetti dei cambiamenti climatici. A fronte degli aumenti dei prezzi dell’energia e delle preoccupazioni sanitarie, nel 2022 la ripresa dell’Europa imporrà l’adozione di decisioni difficili. È molto probabile che, a lungo termine, eventuali ritardi o progetti di ripresa con ambiziosi ridotte, abbiano costi sociali ed economici maggiori. Rimediare alle disuguaglianze sociali in questa transizione verso la sostenibilità è indispensabile per garantire a tutti noi un futuro migliore.
L’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) e l’Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima (EMSA) hanno recentemente pubblicato la Relazione sull’Impatto Ambientale del Trasporto Marittimo Europeo (EMTER), una valutazione congiunta sugli impatti ambientali del trasporto marittimo in Europa. Abbiamo intervistato Stéphane Isoard, capogruppo dell’unita’ dedicata ai temi dell’acqua e dell’ambiente marino dell’AEA, che ha coordinato il team che si è occupato della relazione.
Dalla neutralità delle di carbonio all’economia circolare, dall’aria più pulita ai trasporti più puliti, l’Europa ha fissato obiettivi ambientali e climatici ambiziosi. Le città, dove vive la grande maggioranza degli europei, devono svolgere un ruolo decisivo nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità dell’Europa. La domanda è: in che modo le città possono diventare sostenibili?
Dagli ambienti politici alle piattaforme accademiche, il mondo discute delle crisi globali: una crisi sanitaria, una crisi economica e finanziaria, una crisi climatica e una crisi degli ambienti naturali. In definitiva, tutte rappresentano sintomi dello stesso problema: l’insostenibilità della nostra produzione e dei nostri consumi. Lo shock provocato dalla COVID-19 ha soltanto rivelato la fragilità sistemica della nostra economia e società globale, con tutte le loro disuguaglianze.
Oltre a fornire informazioni affidabili sull’ambiente e sul clima, l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) si adopera, come organizzazione, per migliorare le proprie prestazioni ambientali. Abbiamo intervistato Melanie Sporer, che coordina tali sforzi presso l’AEA nel quadro del sistema dell’UE di ecogestione e audit (EMAS).
Dopo un anno di convivenza con la COVID-19 e i suoi effetti, l’Europa continua a proporre pacchetti di politiche per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi delineati nel Green Deal europeo. È essenziale che l’Europa mantenga la rotta verso i suoi traguardi e assicuri di costruire, entro il 2050, una società resiliente basata sulla solidarietà, in grado di offrire a tutti un ambiente sano.
Adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici è una priorità assoluta per l’Unione europea. Cosa spinge le città ad adottare misure incisive per mitigare tali effetti e rendere i centri urbani più resilienti e sostenibili? Abbiamo incontrato Ivone Pereira Martins, esperta dell’AEA in sostenibilità urbana, per parlare del contributo dell’Agenzia a questo compito di vitale importanza.
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