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Abbiamo bisogno di prodotti alimentari e di acqua dolce pulita per produrli. A causa della crescente domanda da parte delle attività umane da un lato e del cambiamento climatico dall'altro, molte regioni, specialmente nel sud del mondo, hanno difficoltà a reperire acqua dolce in quantità sufficiente a soddisfare le proprie necessità. Come possiamo continuare a coltivare prodotti alimentari senza acuire la sete di acqua pulita dell’ambiente? Un uso più efficiente delle risorse idriche in agricoltura sarebbe senza dubbio di aiuto.
Le economie di molti paesi in via di sviluppo puntano sullo sfruttamento delle risorse naturali per affrancare le loro popolazioni dalla povertà, con un danno potenziale per i sistemi naturali da cui dipendono. Spesso, le soluzioni a breve termine compromettono il benessere della popolazione sul lungo termine. Possono i governi aiutare i mercati a stabilire il prezzo «giusto» per i servizi della natura e influenzare le scelte economiche? Analizziamo cosa significa per il Burkina Faso utilizzare acqua per la produzione del cotone.
Praticamente qualsiasi cosa consumiamo e produciamo ha un impatto sull’ambiente. Quando nella vita di tutti i giorni scegliamo di acquistare determinati beni e servizi, spesso non pensiamo a quella che è la loro «impronta» sull’ambiente. Il prezzo di vendita difficilmente rispecchia il costo reale. Ci sono però molte cose che possiamo fare per rendere più verdi i nostri consumi e la nostra produzione.
La maggior parte delle persone ricorderà il 2011 come un anno di turbolenze finanziarie, ricorderà il terremoto, lo tsunami e il disastro nucleare in Giappone, i salvataggi finanziari in Europa, le proteste di massa della Primavera araba, il movimento Occupy Wall Street e gli Indignados spagnoli. Pochi ricorderanno che è stato anche l’anno in cui gli scienziati hanno scoperto oltre 18.000 nuove specie sul nostro pianeta. Ancora meno sono in grado di menzionare una specie dichiarata estinta.
Attraverso una serie di misure legislative, i responsabili politici dell’UE mirano a rendere l’Europa più efficiente sotto il profilo delle risorse. Ma come può l’Europa trovare un equilibrio tra economia e natura? Nell’ambito della conferenza Rio+20, qual è il significato della parola sostenibilità per l’UE e le aree in via di sviluppo? Presentiamo un punto di vista.
Dalle città più popolose agli insediamenti più remoti, ovunque viviamo, generiamo rifiuti. Avanzi di cibo, rifiuti elettronici, batterie, carta, bottiglie di plastica, vestiti, vecchi mobili: tutte queste cose vanno smaltite. Alcune finiscono riutilizzate o riciclate; altre vengono bruciate per produrre energia oppure avviate alle discariche. Non esiste un unico modo di gestire i rifiuti che vada bene ovunque. Il modo in cui gestiamo i rifiuti deve tener conto delle condizioni locali. Dopo tutto, i rifiuti nascono come una questione locale. Considerando la scarsa densità di popolazione, le lunghe distanze fra i centri abitati e l’assenza di infrastrutture stradali, vediamo come la Groenlandia affronta la questione della gestione dei rifiuti.
Decenni di crescita relativamente stabile in Europa hanno trasformato il nostro modo di vivere. Produciamo e consumiamo una quantità maggiore di beni e servizi. Viaggiamo di più e viviamo più a lungo. Tuttavia, l’impatto ambientale delle attività economiche, sia nel proprio paese che all’estero, è cresciuto e si è fatto più visibile. La normativa in materia di ambiente, se attuata integralmente, porta a risultati concreti. Eppure, visti i cambiamenti degli ultimi vent’anni, possiamo dire che stiamo facendo del nostro meglio?
Dalle piccole imprese alle multinazionali, molte aziende sono alla ricerca di un modo per conservare o aumentare le proprie quote di mercato. In un’epoca di concorrenza globale agguerrita, il perseguimento della sostenibilità suggerisce ben più di un «rinverdimento» dell’immagine aziendale e di un taglio dei costi di produzione. Potrebbe comportare lo sviluppo di nuovi rami di attività.
Circa un terzo del cibo prodotto in tutto il mondo finisce perso o buttato. Quando più di un miliardo di persone nel mondo vanno a dormire affamate, è impossibile non chiedersi cosa possiamo fare. Tuttavia, lo spreco alimentare non rappresenta soltanto un’occasione mancata per sfamare gli affamati. Rappresenta una perdita sostanziale di altre risorse, fra cui la terra, l’acqua e l’energia, ma anche il lavoro.
Messaggio chiave: un’importante motivo per cui il consumo incide negativamente sull’ambiente e comporta un uso eccessivo di risorse è da vedere nel fatto che i costi relativi al degrado dell’ambiente e delle risorse a carico della società non si rispecchiano del tutto nei prezzi dei prodotti e dei servizi. Molti prodotti sono economici, benché danneggino l’ambiente, gli ecosistemi o la salute umana. (SOER 2010)
Degli 8,2 miliardi di tonnellate di materie prime utilizzate nel 2007 dai paesi dell’UE 27, i minerali hanno rappresentato il 52 %, i combustibili fossili il 23 %, la biomassa il 21 % e i metalli il 4 %. (SOER 2010)
«Il peso assoluto della combinazione delle aspirazioni e degli stili di vita di 500 milioni di europei è enorme. Figuriamoci i legittimi desideri di molti altri miliardi di persone nel nostro pianeta relativi alla voglia di condividere quegli stili di vita (...). Dovremo cambiare il comportamento dei consumatori europei, puntare alla sensibilizzazione delle persone e influenzare le loro abitudini». Janez Potočnik, commissario europeo per l’Ambiente (marzo 2010).
Una delle principali conclusioni della relazione più importante dell’AEA, il SOER 2010, sembra ovvia: «le sfide ambientali sono complesse e non possono essere affrontate isolatamente».
Rifiuti senza confini: Zhang Guofu, 35 anni, guadagna 700 euro al mese — uno stipendio enorme per chi vive nella provincia cinese — separando rifiuti che vanno dalle borse della spesa di una catena di supermercati britannici a DVD in lingua inglese. La realtà è che i rifiuti gettati in un bidone della spazzatura a Londra possono finire molto facilmente a 5 000 miglia di distanza in un centro di riciclaggio nel delta del Fiume delle Perle in Cina.
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