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Intervista - Il ruolo vitale degli uccelli per monitorare la natura

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Article Pubblicato 17/05/2022 Ultima modifica 29/08/2023
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Il monitoraggio della fauna selvatica e degli habitat svolge un ruolo chiave nelle valutazioni degli esperti. Abbiamo chiesto a Petr Voříšek, membro del comitato di coordinamento del secondo Atlante europeo degli uccelli nidificanti presso la Società ceca di ornitologia, in che modo avviene la raccolta di tali informazioni e dati su scala europea e quali sono le sfide che le popolazioni di volatili si trovano ad affrontare oggi.

Nello specifico, in che cosa consiste il Suo lavoro?

Sono coinvolto in due iniziative internazionali per il monitoraggio degli uccelli, entrambe organizzate al interno dell’ European Bird Census Council (EBCC) (Consiglio europeo di censimento degli uccelli): il second European Breeding Bird Atlas (Atlante europeo degli uccelli nidificanti 2, EBBA2) e il Pan-European Common Bird Monitoring Scheme (Programma paneuropeo di monitoraggio degli uccelli comuni, PECBMS). La mia posizione è ospitata nella Società Ceca di Ornitologia (CSO).

L’Atlante europeo è un libro pubblicato nel dicembre 2020, ma il lavoro non è finito. Stiamo realizzando una versione online, al fine di mettere i risultati a disposizione della ricerca e della conservazione e sviluppare le capacità di monitoraggio degli uccelli nei paesi europei dove è necessario. Quest’ultima attività è strettamente collegata al PECBMS, ma impostare un piano di monitoraggio degli uccelli che sia rappresentativo e sostenibile è un progetto complesso, e abbiamo bisogno di altri sistemi di monitoraggio, soprattutto nelle zone meridionali e orientali dell’Europa.

In che modo il vostro lavoro contribuisce alle valutazioni svolte dall’AEA?

Gli indicatori degli uccelli selvatici realizzati dal PECBMS vengono utilizzati direttamente dall’AEA. L’indice di popolazione degli uccelli comuni, insieme a quello delle farfalle di prateria, contribuisce alla definizione dell’indicatore dell’AEA «Abundance and distribution of selected species in Europe»(Abbondanza e distribuzione di specie selezionate in Europa).

I risultati del nostro lavoro sono stati impiegati nella relazione «Lo stato della natura nell’UE» e in altre pubblicazioni. Manteniamo contatti costanti con i colleghi dell’AEA, con i quali coordiniamo gli sforzi, e il loro feedback è estremamente importante. Di recente abbiamo iniziato ad analizzare in che modo i dati dell’atlante (EBBA2) possono contribuire al lavoro di enti come l’AEA.

Come ha iniziato a interessarsi a questo ambito di lavoro?

Probabilmente la mia storia è simile a quella di molti altri ornitologi, perché sin dall’infanzia nutro interesse per gli uccelli, la natura e la conservazione. Ho studiato zoologia all’Università Carolina a Praga, dove mi sono laureato e ho fatto anche il mio dottorato di ricerca sulle poiane. In seguito ho colto l’occasione di dirigere la CSO, dove al tempo ero l’unico dipendente salariato.

Il legame tra le conoscenze scientifiche e la politica è l’aspetto principale che tiene vivo il mio interesse per il monitoraggio degli uccelli su larga scala e il lavoro per l’atlante. Non solo, anche la possibilità di lavorare insieme a diverse persone, con vari approcci metodologici e differenze culturali rende questo lavoro eccitante. Apprezzo inoltre la ricerca sul campo che, nonostante non rientri automaticamente nel lavoro, è centrale per capire i dati e le esigenze di chi lavora sul campo, ed inoltre rende felici.

In che modo valuta lo stato di salute di una specie?

Il nostro lavoro si concentra principalmente sulla raccolta di informazioni sulle variazioni nell’abbondanza degli uccelli e la loro distribuzione. In altre parole: dove sono gli uccelli, quanti sono e in che modo cambiano questi due parametri. Si tratta di un processo lungo che inizia con un lavoro sul campo standardizzato seguendo una metodologia rigorosa.

Non è possibile raccogliere dati su tutta l’Europa solo con i professionisti sul campo. Ma l’ornitologia si avvale di numerosi ornitologi amatori o birdwatcher, che conoscono i volatili e seguono la metodologia con entusiasmo. Grazie a loro, possiamo ottenere dati da tutta Europa per l’EBBA2 e da 28 paesi per il PECBMS.

I ricercatori sul campo devono censire i volatili in siti prestabiliti, che spesso sono selezionati in modo randomizzato al fine di garantire la rappresentatività del campione. L’osservatore conta tutti gli uccelli visti o sentiti nel suo sito e registra altre caratteristiche, per contribuire migliore valutazione dei dati in orari e date specifici.

Le registrazioni per l’atlante di distribuzione sono necessarie anche informazioni sulla probabilità di riproduzione. La maggior parte dei rilievi avviene in primavera nelle prime ore del mattino, quando molti uccelli sono più attivi, ma alcune specie sono esaminate anche di sera. In seguito, i ricercatori inviano i dati ai coordinatori nazionali, che ne controllano la qualità e in seguito li inviano ai coordinatori europei.

© Marek Mejstřík, REDISCOVER Nature /EEA

In che modo questo monitoraggio aiuta i governi ad adottare le misure necessarie?

Le informazioni sulla distribuzione e sull’abbondanza degli uccelli permettono ai responsabili delle decisioni di priorizare azioni di gestione e conservazione. Le informazioni sulle tendenze e sulle variazioni nella distribuzione della popolazione servono come segnalano della salute delle popolazioni di uccelli e, più in generale, dell’ambiente.

I risultati del monitoraggio sono regolarmente utilizzati nella valutazione dello stato di conservazione delle specie, tra cui la classificazione dell’ European Red List. Le variazioni nell’abbondanza e nella distribuzione di gruppi di specie, come l’avifauna delle aree agricole, forniscono segnali sulla salute di un particolare tipo di habitat o sull’impatto di un fenomeno su larga scala come i cambiamenti climatici.

Collegare i dati del monitoraggio con variabili ambientali o di altro tipo può trasmetterci maggiori informazioni sulle forze che generano le tendenze, ma può esserci d’aiuto anche per formulare pratiche gestionali.

In che modo il degrado ambientale e i cambiamenti climatici influiscono sulla vita degli uccelli?

Le variazioni nei paesaggi e nel clima europei sono a volte drammatici e colpiscono le popolazioni di uccelli. Tuttavia, l’impatto non è omogeneo: alcune specie traggono vantaggio dei cambiamenti, altre no. Nel complesso, però, sembra che la situazione abbia un effetto prevalentemente negativo.

L’utilizzo intensivo del suolo sta togliendo risorse agli uccelli e questo è il principale fattore di pressione dovuto alle attività umane. Le conseguenze sono evidenti soprattutto sui terreni agricoli e sugli uccelli che li hanno scelti come habitat. A causa delle pratiche di agricoltura intensiva, come l’uso eccessivo di pesticidi e concimi, l’impiego di macchinari pesanti o la rimozione di terreni incolti, rendono i terreni agricoli moderni sempre meno adatti agli uccelli e ad altri animali selvatici.

Nel complesso, l’omogeneizzazione dei campi agricoli hanno un effetto negativo sulla biodiversità. L’indice dell’avifauna delle aree agricole in Europa è sceso di 57 % tra il 1980 e il 2018, mentre l’intervallo di distribuzione di tutti gli uccelli dei terreni agricoli come gruppo in Europa si è ridotto negli ultimi 30 anni (EBBA2). A livello regionale, assistiamo anche a un effetto negativo generato dalla silvicoltura intensiva, dall’abbandono delle terre o dall’uso intensivo delle zone umide interne.

Le aree di nidificazione si stanno spostando verso nord. In media, osserviamo uno spostamento del centro delle aree di distribuzione di 28 km verso nord. Anche se non tutte queste variazioni siano dovute ai cambiamenti climatici, l’effetto è evidente. Rileviamo inoltre l’impatto dei cambiamenti climatici sulle popolazioni di uccelli: sono in calo le specie che preferiscono i climi più freddi e aumentano quelle che prediligono i climi più caldi.

© Juerg Isler, REDISCOVER Nature /EEA

 

Siamo ancora in tempo per invertire in meglio la situazione?

Abbiamo documentato tendenze positive nella distribuzione di diverse specie protette, nei confronti delle quali (ad es. l’aquila di mare o la cicogna bianca) sono state adottate misure di conservazione. Inoltre, nel PECBMS abbiamo dimostrato che le misure di conservazione funzionano, e soprattutto i siti di Natura 2000 sono utili, anche per le specie non bersaglio. Questi risultati suggeriscono che la conservazione riesce a invertire le tendenze negative.

Il problema è che non facciamo ancora abbastanza, in parte a causa delle risorse limitate e in parte perché gli approcci di conservazione tradizionali (soprattutto per le specie protette e le riserve naturali) non sono adeguate a favorire la biodiversità nelle zone rurali.

Cosa possono fare i cittadini o perfino i birdwatcher amatoriali per proteggere gli uccelli e i loro habitat?

I birdwatcher sono figure chiave per permettere una conservazione degli uccelli e della biodiversità basata sulla conoscenza. Contribuiscono infatti come ricercatori volontari, partecipando alla creazione di atlanti e al monitoraggio degli uccelli: circa 120 000 ricercatori hanno fornito dati a EBBA2 e 35 000 di loro hanno condiviso dati altamente standardizzati sui rilevamenti. Per il PECBMS, all’incirca 15 000 ricercatori hanno partecipato al conteggio degli uccelli.

Non avremmo avuto tali conoscenze senza queste persone qualificate - sono assolutamente essenziali. In linea di principio, chiunque può contribuire: perfino le osservazioni di specie singole, anche quelle facili da individuare (come la cicogna bianca), possono aiutare a prendere decisioni informate. Ora è più facile che mai, grazie al recente sviluppo di portali online nell’ambito dell’iniziativa EuroBirdPortal dell’EBCC e di app mobili che facilitano la registrazione e l’invio delle osservazioni.

Molti birdwatcher che partecipano ai progetti di monitoraggio degli uccelli e agli atlanti sono anche attivi a livello locale nella conservazione. Poiché conoscono i luoghi dove esaminano gli uccelli, spesso si fungono da custodi dei siti, e avviano interventi se i siti sono minacciati. La loro conoscenza del luogo rappresenta uno strumento prezioso per la conservazione anche a livello locale.



Nota: il numero complessivo delle specie è 463. Il numero della relativa unità tassonomica è scritto tra parentesi. 
Fonte: Lo stato della natura nell’Unione europea, Relazione dell’AEA n. 10/2020.

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Petr Voříšek
Membro del team di coordinamento dello EuropeanBreeding Bird Atlas 2 e della Società ceca di ornitologia

 

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