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Press Release
COMUNICATO STAMPA
Copenaghen, 2 dicembre 2003
Le misure nazionali sinora adottate o programmate non sono sufficienti a soddisfare gli obiettivi dell’UE in materia di emissioni di gas serra
Secondo le nuove proiezioni elaborate dall’Agenzia europea dell’ambiente, l’Unione europea e numerosi Stati membri non riusciranno a raggiungere gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto per la limitazione delle emissioni di gas ad effetto serra basandosi solo sulle politiche e misure nazionali sinora realizzate o programmate.
Il motivo principale è l’aumento incontrollato delle emissioni provenienti dal settore dei trasporti e, in particolare, dal trasporto stradale.
Le proiezioni non includono tuttavia gli effetti di numerose politiche e misure sviluppate sotto l’egida del Programma europeo sul cambiamento climatico (ECCP), gestito dalla Commissione europea. Tra queste si annovera il sistema di cessione dei diritti di emissione interno all’UE che sarà avviato nel 2005, un’iniziativa chiave che mira ad ottenere ulteriori tagli sostanziali delle emissioni.
In base al Protocollo di Kyoto, nel periodo 2008-2012, i 15 paesi dell’UE devono operare un taglio nelle emissioni di sei gas serra, che si ritiene contribuiscano al cambiamento climatico globale, pari all’8 % dei livelli raggiunti nel 1990.
Un accordo di “ripartizione degli oneri” interno all’UE richiede anche a ciascuno Stato membro di raggiungere un obiettivo individuale vincolante volto a limitare o ridurre le proprie emissioni.
Come riferito dall’AEA nel maggio 2003, l’UE ha sinora registrato una riduzione delle proprie emissioni pari al 2,3 % dei livelli raggiunti nel 1990 (sino al 2001, anno per il quale sono disponibili i dati più recenti e completi).
Le ultime proiezioni rivelano tuttavia che per il 2010 le politiche e misure esistenti – iniziative concrete già realizzate a livello nazionale o dell’UE – consentiranno di ridurre le emissioni totali dell’UE solo dello 0,5 % rispetto ai livelli del 1990, rimanendo in tale modo a livelli del 7,5 % al di sopra dell’obiettivo di Kyoto.
Tale valutazione presuppone che Svezia e Regno Unito conseguiranno risultati migliori di quelli loro richiesti, benché l’uso di tali “eccedenze” per sostenere i “disavanzi” degli Stati membri non sia garantito. Se questi due paesi dovessero registrare nulla di più degli obiettivi concordati, la riduzione dell’UE sarebbe solo dello 0,2 %.
Sulla base delle sole politiche e misure nazionali esistenti, tutti gli altri Stati membri, compresa la Germania che è il più grande produttore di emissioni di gas serra dell’UE, non raggiungerebbero gli obiettivi di Kyoto assegnatigli. Mentre Danimarca, Spagna, Irlanda, Austria e Belgio oltrepasserebbero i loro di oltre il 20 % (cfr. tabelle dettagliate in allegato).
Le ultime proiezioni sono molto più pessimistiche rispetto a quelle dell’anno scorso, in quanto la Germania – che produce circa un quarto delle emissioni totali di gas serra dell’UE – prevede attualmente una minore riduzione delle emissioni nazionali.
La panoramica assume un aspetto in qualche modo migliore quando si prendono in considerazione le ulteriori politiche e misure programmate in 11 Stati membri essenzialmente nel settore energetico.
Le iniziative addizionali – presumendo che siano realizzate e che producano gli effetti desiderati – dovrebbero comportare un taglio delle emissioni di circa il 6.7 %, oltre alla riduzione dello 0.5 % derivata dalle politiche e misure esistenti, raggiungendo così una diminuzione del 7.2 %.
Tuttavia, ciò è ancora superiore quasi dell’1 % rispetto all’obiettivo dell’UE e dà per scontato che Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Svezia e, in particolare, Regno Unito limitino o riducano le loro emissioni oltre a quanto previsto dalle rispettive quote. Qualora questi sei paesi non dovessero raggiungere tale obiettivo, la riduzione totale dell’UE sarebbe solo del 5,1 %, superiore del 2,9% rispetto al traguardo prefissato.
Nel 2010, anche con le politiche e misure addizionali, Austria, Belgio, Danimarca, Italia, Paesi Bassi e Spagna prevedono che le loro emissioni saranno superiori al consentito – oltre il 10 % nel caso di Danimarca, Belgio, Spagna e Paesi Bassi. Germania, Lussemburgo, Portogallo e Svezia devono ancora fornire informazioni circa eventuali misure addizionali.
Il sistema di cessione dei diritti di emissione dell’UE è ritenuta una delle più importanti politiche e misure programmate, ma a questo stadio le proiezioni non tengono in considerazione i relativi tagli delle emissioni in quanto gli Stati membri non li hanno ancora quantiticati.
Lo stesso dicasi per il meccanismo internazionale di cessione dei diritti di emissione, uno dei tre cosiddetti “meccanismi di Kyoto” di cui si avvalgono i paesi per raggiungere i loro traguardi.
Le proiezioni si basano sulle politiche e misure interne in quanto gli Stati membri dell’UE non sono ancora legalmente tenuti a riferire sui loro progetti di avvalersi degli scambi internazionali o degli altri due meccanismi di Kyoto, l’Adempimento congiunto (Joint Implementation) e il Meccanismo per uno sviluppo “pulito” (Clean Development Mechanism), per raggiungere i propri traguardi.
Attualmente, gli Stati membri non sono nemmeno tenuti legalmente a riferire sulle loro intenzioni di avvalersi dell’opzione di compensare parte delle loro emissioni sequestrando il carbonio in “pozzi di assorbimento” quali le foreste e i suoli agricoli.
Otto Stati membri hanno tuttavia fornito informazioni sui loro progetti indicando che, in generale, prevedono un uso molto limitato di tali possibilità per il presente.
In base a tale informazione, la riduzione totale di emissioni nell’UE ottenuta tramite l’adempimento congiunto e il meccanismo per uno sviluppo pulito si proietta attualmente allo 0,5 %. Ciò è quasi essenzialmente dovuto ai progetti che riguardano i Paesi Bassi. La messa in opera di tali progetti consentirebbe approssimativamente il raggiungimento in tale paese dell’obiettivo di riduzione stabilito, pari al 6%.
Anche il Portogallo prevede una piccola riduzione delle emissioni utilizzando i suddetti due meccanismi, mentre Austria, Finlandia e Svezia hanno destinato delle risorse finanziarie per il loro utilizzo ma non hanno ancora definito progetti o riduzioni specifici.
La riduzione di emissioni in tutta l’UE avvalendosi del “pozzi di assorbimento” del carbonio si proietta provvisoriamente attorno allo 0,3%.
Il settore dei trasporti, responsabile dell’emissione di oltre un quinto del volume di gas ad effetto serra, è di gran lunga la maggiore sfida agli obiettivi di Kyoto, in gran parte a causa della rapida crescita delle emissioni provenienti dal trasporto stradale.
Sulla base delle politiche e misure interne esistenti, si prevede che nel 2010 le emissioni totali di gas ad effetto serra imputabili ai trasporti saranno superiori del 34% rispetto ai livelli del 1990. Ciò non include le emissioni in rapida crescita dovute al trasporto aereo internazionale, che non rientra nell’ambito del Protocollo di Kyoto.
Si prevede che tutti gli altri settori ridurranno le rispettive emissioni, tranne il settore dell’approvvigionamento e dell’uso energetico per il quale nel 2010, e sulla base delle esistenti politiche e misure, si prevede un aumento del 2% rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia, tale aumento si converte in una diminuzione del 6% se si tiene conto delle politiche e misure addizionali programmate.
Le prospettive dell’UE di raggiungere il traguardo fissato dal Protocollo di Kyoto non saranno modificate dall’arrivo nel maggio prossimo di 10 nuovi Stati membri, molti dei quali sono destinati a ridurre le emissioni ben oltre le quote attribuite loro dal Protocollo di Kyoto. L’impegno dell’UE per la riduzione delle emissioni e l’accordo di ripartizione deglioneri riguardano solo gli attuali 15 Stati membri mentre non comprendono le emissioni provenienti dai nuovi Stati membri.
Le più recenti proiezioni saranno pubblicate nella prossima relazione dell’AEA Greenhouse gas emission trends and projections in Europe 2003 (Tendenze e proiezioni delle emissioni di gas serra in Europa nel 2003). Un riassunto della relazione sarà pubblicato sul sito web dell’AEA: http://reports.eea.europa.eu/environmental_issue_report_2003_36-sum.
Note per gli editori
Informazioni sull’AEA
L’Agenzia europea dell’ambiente è la fonte principale delle informazioni utilizzate dall’Unione europea e dai suoi Stati membri per lo sviluppo di politiche in materia di ambiente. L’Agenzia intende promuovere lo sviluppo sostenibile e contribuire ad un miglioramento significativo e misurabile dell’ambiente europeo mediante la fornitura di informazioni tempestive, mirate, pertinenti e affidabili ai responsabili decisionali e all’opinione pubblica. Istituita dall’Unione europea nel 1990 e operante a Copenaghen dal 1994, l’AEA è il fulcro della rete europea di informazione e osservazione ambientale (Eionet), una rete composta da circa 300 organismi in tutta Europa attraverso i quali essa raccoglie e divulga informazioni e dati in materia di ambiente.
L’Agenzia, che è aperta a tutte le nazioni che ne condividono gli obiettivi, conta attualmente 31 paesi membri, ossia i 15 Stati membri dell’UE, l’Islanda, la Norvegia e il Liechtenstein, che fanno parte dello Spazio economico europeo, e i 13 paesi aderenti e candidati all’adesione all’UE, ovvero Bulgaria, Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Slovenia, Repubblica slovacca e Turchia. L’AEA è il primo organismo che accoglie i paesi aderenti e candidati all’adesione all’UE. Sono anche in corso negoziati di adesione con la Svizzera.
I traguardi di emissione dell’UE e degli Stati membri previsti dal Protocollo di Kyoto (ripartizione degli oneri) comparati con le proiezioni sino al 2010
|
Obiettivo delle emissioni 2008-2012 secondo l’accordo UE di ripartizione degli oneri |
Cambiamento delle emissioni nel 2010 rispetto all’anno di riferimento |
Cambiamento previsto delle emissioni nel 2010 in base alle politiche e misure interne esistenti |
Divario nel 2010 tra l’obiettivo della ripartizione degli oneri e delle emissioni progettate in base alle politiche e misure esistenti (2) |
Divario nel 2010 tra l‘obiettivo della ripartizione degli oneri e delle emissioni progettate in base alle politiche e misure esistenti e addizionali (2) |
|
(% di emissioni rispetto all’anno di riferimento) |
(% di emissioni rispetto all’anno di riferimento) | (% di emissioni rispetto all’anno di riferimento) | (% di emissioni rispetto all’anno di riferimento) | (% di emissioni rispetto all’anno di riferimento) |
Austria |
-13.0 |
9.6 |
11.5 |
24.5 |
5.7 |
Belgio |
-7.5 |
6.3 |
15.4 |
22.9 |
13.4 |
Danimarca |
-21.0 |
-0.2 % (-9.0) 1 |
16.8 |
37.8 |
35.1 |
Finlandia |
0.0 |
4.7 |
16.5 |
16.5 |
-0.5 |
Francia |
0 |
0.4 |
9.5 |
9.5 |
-1.2 |
Germania |
-21.0 |
-18.3 |
-19.7 |
1.3 |
Nessun dato disponibile |
Grecia |
25.0 |
23.5 |
35.7 |
10.7 |
-0.8 |
Irlanda |
13.0 |
31.1 |
39.8 |
26.8 |
-0.3 |
Italia |
-6.5 |
7.1 |
3.7 |
10.2 |
3.1 |
Lussemburgo |
-28.0 |
-44.2 |
-22.4 |
5.6 |
Nessun dato disponibile |
Paesi Bassi |
-6.0 |
4.1 |
6.1 |
12.1 |
10.7 |
Portogallo |
27.0 |
36.4 |
41.0 |
14.0 |
Nessun dato disponibile |
Spagna |
15.0 |
32.1 |
48.3 |
33.3 |
13.0 |
Svezia |
4.0 |
-3.3 |
0.7 |
-3.3 |
Nessun dato disponibile |
Regno Unito |
-12.5 |
-12.0 |
-13.9 |
-1.4 |
-10.0 |
Totale UE |
-8.0 |
-2.3 |
-0.5 |
7.5 |
Nessun dato disponibile |
Totale UE senza eccedenze di riduzione da parte degli Stati membri |
-8.0 |
|
-0.2 |
7.8 |
2.9 |
Note
1) Per la Danimarca, i dati che riflettono gli
adeguamenti alle variazioni dello scambio di elettricità nel 1990
vengono forniti tra parentesi.
2) Un numero positivo indica una diminuzione della riduzione, mentre un
numero negativo indica un’eccedenza di riduzione (rispetto
all’obiettivo)
Divario (diminuzione superiore o inferiore al previsto) tra i traguardi e le proiezioni sino al 2010 dell’UE e degli Stati membri, previsti dal Protocollo di Kyoto, basato sulle politiche e misure esistenti e addizionali.
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