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3.1 Progressi realizzati in direzione degli obiettivi del 5PAA
Dall'analisi dello stato attuale e delle tendenze in relazione agli obiettivi fissati per ciascuno dei principali temi ambientali si possono trarre le seguenti conclusioni:
- emissioni di biossido di zolfo (SO2);
- produzione di sostanze che distruggono la fascia di ozono;
- emissioni di biossido di carbonio (CO2), dove, nonostante notevoli dubbi, le realizzazioni per il 2000 possono essere considerate come un primo passo verso ulteriori riduzioni.
- acidificazione - i carichi critici continueranno ad essere ampiamente superati;
- VOC- le emissioni sono notevolmente ridotte, ma, dati i tempi di attuazione delle direttive, la realizzazione degli obiettivi entro il 2000 è compromessa;
- nitrati - i valori limite per l'acqua potabile saranno superati più di rado, grazie alla notevole riduzione dell'azoto usato in agricoltura, però, data la longevità dei nitrati nelle acque sotterranee, gli obiettivi non saranno raggiunti se non si attuerà la denitrificazione di tali acque;
- gestione dei residui - (nonostante le attuali misure preventive) la produzione di rifiuti risulta in costante aumento ed i miglioramenti nel riciclaggio saranno ostacolati dal costo di tale processo e dalla carenza di mercati dei materiali riciclati;
ambiente urbano - nella maggior parte delle città continuano a peggiorare le pressioni ambientali, in particolare quelle connesse con il traffico;- conservazione e protezione della biodiversità - benché sia in aumento il numero delle zone protette nel quadro degli obiettivi di conservazione della natura e sia in diminuzione l'impatto dell'agricoltura, grazie alle modifiche della PAC e alle misure agro-ambientali, aumenteranno gli effetti negativi dei trasporti e del turismo.
- le emissioni di CO2 dopo il 2000;
- i problemi connessi con il traffico, ed es. le emissioni di NOx e il rumore;
- l'estrazione di acqua e la qualità delle acque marine e sotterranee (quest'ultima soprattutto in relazione ai pesticidi);
- le sostanze chimiche nell'ambiente;
- la gestione delle zone costiere;
- l'erosione e la desertificazione.
Tabella 3.1.1 - Valutazione dei progressi realizzati nel perseguire gli obiettivi per il 2000 del 5PAA, mediante nove indicatori di efficacia
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3.2 Elaborazione dei risultati per ciascun tema ambientale
Livello mondiale
Il costante e rapido aumento della concentrazione atmosferica dei gas ad effetto serra può provocare un mutamento del clima. Il tempo che intercorre tra la riduzione delle emissioni di tali gas e la stabilizzazione della concentrazione atmosferica è notevole. Dopo un periodo di costante aumento, le emissioni totali di CO2 (il principale gas ad effetto serra) sono diminuite tra il 1990 e il 1993, in parte a causa della crisi economica che ha caratterizzato questi anni. Mentre le emissioni di CO2 provenienti dall'industria sono diminuite, quelle dovute ai trasporti risultano in aumento.
La realizzazione dell'obiettivo di stabilizzare entro il 2000 le emissioni di CO2 nell'UE ai livelli del 1990 appare l'elemento principale della politica ambientale dell'UE. Il raggiungimento di tale obiettivo è tuttavia incerto (cfr. figura 3.2.1) per i seguenti motivi: il continuo incremento dei trasporti, il persistere del basso prezzo dell'energia, la lentezza nel migliorare l'efficienza energetica e il fatto che gran parte delle misure avviate nel quadro di programmi nazionali non saranno portate a termine prima del 2000. Le attuali misure non bastano per prevenire un ulteriore aumento delle emissioni di CO2 dopo il 2000, data la prevista crescita della produzione, dei consumi e dei trasporti. Per realizzare l'obiettivo della qualità del nostro pianeta, a cui i paesi industrializzati dovrebbero contribuire in modo notevole, è necessario ridurre le emissioni dell'1-2% all'anno.
Figura 3.2.1: Progressi realizzati in merito alla stabilizzazione di CO2 nell'UE-12
La fascia di ozono è stata notevolmente distrutta a livello mondiale a causa delle emissioni di idrocarburi alogenati, quali i clorofluorocarburi (CFC) e gli alon. Attualmente il problema è universalmente riconosciuto e sono state accelerate le trattative internazionali intese a rendere più severe le restrizioni (ad es. in merito alla produzione di CFC, proposte nel protocollo di Montreal). A tale riguardo l'Unione Europea sta svolgendo un ruolo da pioniere. Dopo la pubblicazione del 5PAA gli obiettivi sono stati resi più rigorosi.
La produzione e il consumo di CFC tendono a diminuire: tra il 1986 e il 1994 essi sono diminuiti dell'80% (cfr. figura 3.2.2). L'obiettivo del 1994 per gli alon è stato raggiunto. Non è certo che la produzione di CFC sarà arrestata nel 1995 come previsto. La produzione di CFC (che dovrebbero gradatamente scomparire del tutto entro il 2015) è aumentata nel periodo 1986-1994 a causa della sostituzione di tali sostanze in precedenti applicazioni. Nonostante le misure politiche in atto per ritirare gradatamente i CFC e le sostanze che distruggono la fascia di ozono, quest'ultima continuerà a diminuire fino alla seconda metà del XXI secolo, a causa della lunga durata di vita dei composti del cloro nell'atmosfera.
Figura 3.2.2: Produzione e consumo di CFC nell'UE-12
Fonte: CE-DG XI
Livello europeo e transfrontaliero
L'acidificazione, combinata con altre forme di sollecitazione ambientale, contribuisce ad aumentare il rischio di danneggiare gli ecosistemi, poiché indebolisce le foreste e minaccia la qualità delle risorse idriche. Questo fenomeno continuerà a prodursi a causa del deposito di composti dello zolfo e dell'azoto. Le emissioni di zolfo sono state notevolmente ridotte, mentre quelle di NOx e di ammoniaca (NH3) sono state stabilizzate.
L'Unione Europea si è adoperata in modo notevole per ridurre le emissioni provenienti da varie fonti (grandi impianti di combustione, veicoli, ecc.). Tali azioni hanno già dato i loro frutti, anche se alcune di esse non sono ancora state attuate completamente. Si prevede che le emissioni di SO2 continueranno a diminuire fino a raggiungere non soltanto l'obiettivo del 5PAA, ma anche quello più severo del nuovo protocollo sullo zolfo dell'UNECE. Grazie all'introduzione dei convertitori catalitici per gli autoveicoli, cominceranno a diminuire le emissioni di NOx, anche se non è certo che verrà realizzato l'obiettivo del 2000. Gli attuali programmi di riduzione degli Stati membri dell'UE contribuiranno a ridurre le emissioni del 20% entro il 2000 (rispetto ai livelli del 1985) invece del 30% secondo l'obiettivo del 5PAA. Gli effetti positivi delle tecniche di fine processo saranno in parte annullati dall'aumento del traffico (passeggeri e merci).
Sebbene in generale i livelli di depositi acidi siano diminuiti (e diminuiranno ancora in futuro principalmente a causa della riduzione dello zolfo), i carchi critici saranno ancora superati nelle regioni più vulnerabili. Nel 1993 il deposito era superiore ai "carchi critici acidi" degli ecosistemi nel 34% della superficie totale dell'Europa (per l'UE la percentuale è ancora maggiore). Tenendo conto degli attuali programmi di riduzione degli Stati membri, si calcola che nel 2000 si arriverà al 25% (cfr. piantina 3.2.1).
Piantina 3.2.1: Superamento del carico critico per lacidità in Europa nel 2000
Fonte: RIVM/CCE, 1995
Nel settore della qualità dell'aria, i due problemi principali, che si presentano in tutta l'UE, sono lo smog estivo e lo smog invernale. Nonostante i progressi realizzati a tale riguardo negli ultimi decenni, le attuali concentrazioni di inquinanti sono ancora notevolmente superiori alle norme sanitarie. A causa della concentrazione della popolazione e a causa delle attività economiche, le principali zone urbane presentano i massimi livelli d'inquinamento e di esposizione ai rischi per la salute. Ad esempio si calcola che in circa tre quarti delle principali città dell'UE i limiti indicati nelle linee guida dell'OMS sulla qualità dell'aria per SO2 e particolati siano stati superati almeno una volta in un anno rappresentativo, provocando fenomeni di smog invernale (cfr. tabella 3.2.1.) E' stato riconosciuto che l'inquinamento causato dai particolati emessi dagli autoveicoli è uno dei problemi più gravi che interessano l'ambiente e la sanità.
Tabella 3.2.1: Superamento dei limiti indicati nelle linee guida dellOMS sulla qualità dellaria (AQG) in prossimità di centri uirbani dellUE-15 nel 1990
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NB Sono state scelte 56 città (con più di 500 000 abitanti); nessuna città ha presentato relazioni su nessun prodotto inquinante.
Fonte: ETC/AQ; Sluyter 1995
Benché in generale le emissioni di inquinanti atmosferici siano in diminuzione, l'aumento di quelle provocate dal trasporto stradale, settore cruciale per quanto riguarda la qualità dell'aria, annullerà in parte tali progressi. Nonostante l'attuazione di misure politiche, è improbabile che l'UE realizzi l'obiettivo dei VOC per il 2000.
Per mancanza d'informazioni è difficile valutare i progressi realizzati in merito ad altri due problemi d'inquinamento atmosferico, quello delle diossine e quello dei metalli pesanti. Il raggiungimento dell'obiettivo delle diossine richiede soprattutto che vengano attuate adeguate misure di riduzione, tenendo conto del notevole aumento della capacità d'incenerimento dei rifiuti (una delle principali fonti di diossine). Si registrano notevoli progressi nella riduzione dei metalli pesanti da parte dei paesi del Mare del Nord. L'obiettivo di riduzione del 1995 sarà realizzato dalla maggior parte dei paesi, sebbene si debba ancora vigilare sul rame, sullo zinco e sul cromo.
Livello regionale
La gestione dei rifiuti è un tema importante per vari motivi. L'utilizzazione sostenibile delle materie prime richiede un maggiore riciclaggio delle materie secondarie. Una gestione efficace, soprattutto dei rifiuti pericolosi, previene l'inquinamento del suolo e riduce i rischi per la salute degli esseri umani. Il recupero di energia dai rifiuti contribuisce al risparmio di energia primaria. La prevenzione dei rifiuti si è rivelata difficile da attuare. La produzione di rifiuti urbani pro capite (uno dei principali indicatori per gli obiettivi del 5PAA) è aumentata costantemente del 20% circa dal 1985 al 1993. Tuttavia, sono stati realizzati notevoli successi nel riciclaggio della carta e del vetro (attualmente, la percentuale di riciclaggio è del 50% circa). La maggior parte dei rifiuti urbani viene smaltita in discariche, sebbene si stia gradatamente sostituendo tale metodo con quello dell'incenerimento (attualmente il 57% dei rifiuti viene smaltito in discariche e il 23% in inceneritori). Per mancanza di dati non è possibile valutare con esattezza la situazione dei rifiuti pericolosi, che tuttavia presentano maggiori rischi per l'ambiente.
I rifiuti urbani pro capite continueranno ad aumentare a causa della futura crescita economica e della mancanza di efficaci misure preventive (cfr. figura 3.2.3). Entro il 2000 essi aumenteranno del 30% rispetto al livello del 1985 (l'obiettivo del 5PAA è di mantenere il livello nel 1985 nel 2000). Nonostante la direttiva "imballaggi", i progressi nel settore del riciclaggio in futuro saranno ostacolati dal costo di tale metodo e dalla mancanza di mercati dei materiali riciclati. Si prevede un'ulteriore diminuzione dello smaltimento in discariche e un maggiore impiego dell'incenerimento, il che avrà probabilmente effetti positivi per quanto riguarda l'inquinamento del suolo e delle acque, ma richiederà adeguati provvedimenti legislativi sul controllo delle emissioni atmosferiche per evitare effetti disastrosi a tale riguardo.
I problemi relativi all'ambiente urbano, benché non presentino un carattere trasfrontaliero, si manifestano dappertutto in Europa. Gran parte dei problemi ambientali regionali e mondiali nascono nelle città. Attualmente oltre due terzi della popolazione dell'UE vive in centri urbani. I problemi ambientali nei concentramenti urbani tendono ad aumentare. Nelle città, il terzo grave problema ambientale, oltre alla congestione del traffico e all'inquinamento atmosferico, di cui si è parlato in precedenza, è quello del rumore. Inoltre, nelle grandi città che non dispongono di adeguati piani regolatori spesso mancano zone verdi e spazi all'aperto, mancano infrastrutture (ad es. per il trattamento delle acque reflue) o queste sono deteriorate, mancano alloggi e vi sono problemi di criminalità o altri problemi sociali.
Nelle grandi città la percentuale della popolazione esposta a livelli di rumore inaccettabili è 2-3 volte maggiore della media nazionale. I trasporti, che sono la fonte principale dei disturbi provocati dai rumori, attualmente sottopongono nella maggior parte dei paesi europei il 17% circa della popolazione a livelli di rumore superiori a 65 dB(A). Dato il rapido aumento del traffico, si prevede che tale cifra aumenterà, anche se le misure tendono a stabilizzare la situazione agli attuali livelli. L'obiettivo può essere raggiunto soltanto mediante un'azione locale concertata.
I principali pericoli per le risorse idriche sotterranee e di superficie sono il degrado della qualità delle acque e l'eccessivo sfruttamento delle riserve idriche. In media, nell'UE ogni anno viene estratto il 17% delle risorse idriche rinnovabili. Il tasso di estrazione d'acqua è aumentato del 35% tra il 1970 e il 1985 e si prevede che aumenterà ancora, soprattutto nel settore agricolo nelle regioni dell'Europa meridionale.
La maggior parte degli Europei (il 65%) usa acqua potabile ricavata da acque sotterranee, il che spesso comporta un eccessivo sfruttamento delle falde acquifere e di conseguenza un abbassamento della superficie freatica, che può avere i seguenti effetti: intrusione di acque salate in falde acquifere costiere e prosciugamento di terreni paludosi. L'impiego di acque sotterranee per ottenere acqua potabile è minacciato dal fatto che in esse vengono filtrati pesticidi (cfr. piantina 3.2.2) e nitrati usati in agricoltura. Le concentrazioni di queste sostanze nelle acque sotterranee sono in aumento e si prevede che i valori dell'obiettivo saranno superati in più dell'85% dei terreni agricoli di tutta l'Europa e in più del 75% di quelli dell'UE.
Piantina 3.2.2: Regioni a rischio per quanto riguarda i pesticidi nelle acque sotterranee
Fonte: RIVM
Grazie ai notevoli investimenti fatti nel trattamento delle acque reflue, le condizioni dei principali fiumi europei sono migliorate nell'ultimo decennio. Sono diminuite notevolmente le emissioni di sostanze che distruggono l'ossigeno e le emissioni di fosforo (cfr. figura 3.2.4), di conseguenza sono aumentati i livelli dell'ossigeno e sono migliorate le condizioni per la fauna acquatica; i maggiori progressi in questo campo sono stati realizzati nelle regioni nord-occidentali dell'UE. Nonostante la riduzione delle emissioni di fosforo nelle acque di superficie, l'eutrofizzazione è ancora un problema preoccupante. Come nel caso delle acque sotterranee, nella maggior parte dei fiumi dell'UE (il 75%) la concentrazione di nitrati è in continuo aumento, a causa dell'uso di metodi intensivi in agricoltura. Questo favorisce l'eutrofizzazione nei mari in cui si gettano tali fiumi.
Fonte: ETC/IW, 1995
Concetrazione (indice 1980=100)
Gran parte delle attuali iniziative politiche richiederanno notevoli investimenti da parte degli Stati membri; si prevede però che esse apporteranno entro il 2000 enormi benefici sul piano della qualità ambientale. Nel frattempo la qualità delle acque di superficie rimarrà all'attuale livello oppure migliorerà gradatamente. Per quanto riguarda le acque sotterranee, gli effetti della direttiva "nitrati" e della riduzione dell'uso di pesticidi si manifesteranno probabilmente più tardi del previsto.
Il degrado delle zone costiere è dovuto ai seguenti fattori: accumulo di inquinanti provenienti dai bacini fluviali, inquinamento diretto del mare, petrolio rovesciato, depositi atmosferici, erosione costiera e pressioni del turismo e della pesca. Tra i principali inquinanti che colpiscono le zone costiere figurano i seguenti: nutrienti, metalli pesanti, sostanze chimiche, petrolio e rifiuti pericolosi (Mar Baltico e Mediterraneo). Le zone costiere sono inoltre colpite dall'eutrofizzazione dovuta ai nutrienti portati dai fiumi (Mar Baltico e Mare del Nord). Nella maggior parte dei paesi del Mare del Nord il fosforo e i metalli pesanti sono diminuiti del 50% circa tra il 1985 e il 1995.
I rischi ambientali sono connessi prevalentemente con incidenti industriali e nucleari, prodotti chimici e calamità naturali. I danni causati all'ambiente da incidenti o da calamità naturali sono aumentati notevolmente negli ultimi trent'anni. Le politiche in questo settore mirano tutte a ridurre l'esposizione al rischio, in base al principio della prudenza; esse tendono ad esempio a ridurre la quantità di sostanze tossiche nell'ambiente, a prevenire gli incidenti industriali di rilievo (direttiva "Seveso"), a gestire il rischio connesso con gli organismi geneticamente modificati (OGM) e ad applicare norme di sicurezza intese a ridurre il rischio di incidenti nucleari. Destano preoccupazioni anche i numerosi prodotti chimici già in circolazione (nell'UE sono in commercio circa 100.000 sostanze chimiche), del cui impatto ambientale e dei cui effetti sinergistici si sa ben poco.
I principali problemi in merito alla qualità del suolo in Europa sono l'erosione e l'inquinamento. Il suolo, quale risorsa naturale, ha subito un notevole degrado e desta preoccupazioni in nuomerose regioni dell'UE. Tale degrado dovrebbe continuare in futuro, nonostante i programmi degli Stati membri. Nel settore ambientale le misure e gli obiettivi politici riguardanti il suolo sono scarsi, come pure le informazioni su cui sviluppare una politica. A parte alcune misure, non vi sono politiche dell'UE in questo campo, a causa dell'applicazione del principio di sussidiarietà.
L'erosione del terreno, soprattutto nelle regioni mediterranee, è dovuta alla deforestazione e a metodi agricoli inadeguati. L'inquinamento del terreno può essere provocato, in particolare, dai seguenti fattori:acidificazione atmosferica, eccessivo uso di fertilizzanti e pesticidi in agricoltura, deposito e smaltimento di materiali in siti industriali, smaltimento di rifiuti domestici e industriali e operazioni minerarie.
Effetti sulla natura e sulla biodiversità
La conservazione della natura e della biodiversità è stata sempre perseguita mediante la protezione di zone e di specie. La direttiva "habitat", con la creazione di una rete europea armonizzata di siti naturali e seminaturali (NATURA 2000), fornisce un sistema suscettibile di fare aumentare la superficie totale delle zone protette nell'Unione e di fare migliorare i metodi di gestione e di controllo di tali zone. Il compito dell'Unione e degli Stati membri è attualmente quello di designare le zone che rappresentano la varietà degli habitat naturali dell'Europa e di mostrarsi disponibili a contribuire in modo notevole a facilitare il processo.
La biodiversità in Europa è minacciata dagli effetti delle attività umane in tutti i settori obiettivo. L'alterazione della biodiversità può avere le seguenti conseguenze: esaurimento delle fonti genetiche naturali, estinzione di specie, maggiore vulnerabilità di ecosistemi. Una diminuzione della biodiversità comporta inoltre rischi a lungo termine per la sicurezza alimentare. Habitat naturali, quali le siepi di arbusti, i terreni paludosi e i terreni erbosi naturali e seminaturali, sono particolarmente colpiti e subiscono continue alterazioni. Numerose specie vegetali e animali sono attualmente in via di estinzione (cfr. figura 3.2.5).
Il fatto che in Europa la superficie ricoperta da foreste sia in aumento non significa che la foresta non debba essere considerata vulnerabile in quanto ecosistema. Parti di vecchie foreste subiscono le pressioni dell'industria forestale. Anche l'inquinamento atmosferico (che influisce su tutti gli habitat) danneggia notevolmente le foreste. Nell'Europa meridionale gli incendi di foresta sono un problema grave. La composizione degli habitat è cambiata, soprattutto quella delle foreste, a causa dell'introduzione di specie non indigene. In numerose regioni, le foreste non sono più ecosistemi naturali a causa dei metodi di afforestazione.
Figura 3.2.5: Percentuale media delle piante e degli animali in via di estinzione
Fonte: Eurostat, 1995
L'utilizzazione del suolo e la frammentazione degli habitat sono i principali fattori che influiscono direttamente sulla natura e sulla biodiversità; tuttavia, anche l'inquinamento e altre attività umane provocano numerosi effetti (ad es. acidificazione, presenza di sostanze chimiche nell'ambiente, alterazioni nella disponibilità di acqua e nel ciclo dei nutrienti e introduzione di nuove specie). Benché siano state ridotte talune pressioni, ci si trova ancora al di sopra dei livelli critici di numerosi ecosistemi.
3.3 Spese ambientali
Nel 1992 le spese ambientali totali nell'UE-12 ammontavano a circa 63 miliardi di ECU. La spesa per la salvaguardia dell'ambiente è aumentata costantemente del 4% circa all'anno dal 1985 al 1990, dopo di che tale aumento si è ridotto all'1% all'anno (cfr. figura 3.3.1). La maggior parte della spesa ambientale (il 50% circa) è dovuta al trattamento delle acque reflue, ed è seguita dalla spesa per la gestione dei rifiuti (33%). Si prevede che tra il 1992 e il 2000 le spese ambientali aumenteranno del 50% circa a causa del rafforzamento delle politiche ambientali e della generale crescita economica.
Figura 3.3.1: Evoluzione delle spese ambientali nell'UE-12
Fonte: ERECO, 1993
Nota: I dati per il periodo 1992-2000 sono stime.
L'impatto generale delle politiche ambientali sullo sviluppo economico è minimo. Secondo le conclusioni dell'OCSE, l'attuale costo del controllo dell'inquinamento non è che una minima parte dei costi della maggior parte degli altri settori e quasi tutti gli Stati membri hanno adottato misure ambientali analoghe pressappoco contemporaneamente. Le misure ambientali non causano notevoli differenze di prezzo tra i principali concorrenti ed hanno effetti marginali sugli scambi commerciali tra paesi.
Il probabile effetto della normativa ambientale sull'industria del settore ambientale (fornitura di beni e servizi per attività a favore della salvaguardia dell'ambiente) e sull'occupazione (creazione di posti di lavoro) è invece notevole e tende ad aumentare. Anche l'applicazione di tecnologie pulite (integrate nei processi) e di misure intese al risparmio di energia e di risorse (nel quadro dei programmi sul mutamento del clima e sul riciclaggio dei rifiuti) determinerà probabilmente notevoli risparmi finanziari.
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