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Vivere ai tempi del cambiamento climatico

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Article Pubblicato 22/09/2015 Ultima modifica 11/05/2021
Photo: © Mariusz Warsinski, Environment & Me/EEA
Il nostro clima sta cambiando: prove scientifiche dimostrano che la temperatura media globale è in aumento e che è in atto un mutamento dei modelli meteorologici. Inoltre, i ghiacciai, la banchisa artica e la calotta glaciale in Groenlandia si stanno sciogliendo. Come illustrato dal Quinto rapporto di valutazione dell’IPCC (Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici), il riscaldamento globale verificatosi a partire dalla metà del XX secolo è dovuto principalmente a un aumento delle concentrazioni di gas serra, generato a sua volta dalle attività umane, in special modo dalla combustione dei carburanti fossili e dal mutamento del rapporto dell’uomo con la terra.

È palese che occorre ridurre considerevolmente le emissioni globali di gas serra per evitare le conseguenze peggiori del cambiamento climatico; sarà inoltre necessario adattarsi a un clima in mutamento nel futuro prossimo. Anche se operassimo una significativa riduzione delle emissioni di gas serra, il nostro clima sarà comunque destinato a cambiare e le conseguenze dei mutamenti del clima saranno avvertite ovunque nel mondo, Europa compresa. Le alluvioni e i periodi di siccità diverranno fenomeni più frequenti e intensi. L'innalzamento delle temperature, i mutamenti dell'intensità delle precipitazioni e dei modelli meteorologici o gli eventi climatici estremi stanno già esercitando un forte impatto sulla nostra salute, sulla natura e sull'economia.

Il cambiamento climatico riguarda tutti

Anche se non ne siamo pienamente consapevoli, il cambiamento climatico riguarda tutti noi: agricoltori, pescatori, persone affette da asma, bambini, abitanti delle aree urbane, appassionati di piste da sci e di spiagge... Eventi climatici estremi quali alluvioni e mareggiate possono devastare comunità grandi e piccole, regioni e persino interi paesi. Inoltre, le ondate di calore possono contribuire a peggiorare l'inquinamento atmosferico, causando l'aggravarsi di patologie cardiovascolari e respiratorie e, in alcuni casi, la morte delle persone più vulnerabili.

Il riscaldamento degli oceani rischia poi di mettere a repentaglio l'equilibrio dell'intera catena alimentare e, di conseguenza, della flora e della fauna marina, sovraccaricando ulteriormente le riserve ittiche già sottoposte a sfruttamento intensivo. L'innalzarsi delle temperature può alterare anche la capacità di stoccaggio del carbonio del suolo, il secondo serbatoio di stoccaggio del carbonio dopo gli oceani. Infine, le ondate di siccità e l'aumento delle temperature possono avere un serio impatto sulla produzione agricola, innescando una vera e propria gara tra i diversi settori dell'economia per accaparrarsi risorse preziose quali l'acqua e il suolo.

Queste conseguenze negative del cambiamento climatico causano perdite ingenti: secondo recenti studi, se non verranno al più presto adottate misure di adattamento in Europa potrebbero verificarsi fino a 200 000 decessi l'anno entro il 2100 e i danni causati dalle alluvioni dei fiumi potrebbero arrivare ad ammontare a 10 miliardi di euro l'anno. Altre conseguenze del cambiamento climatico sono i danni causati dagli incendi boschivi, dalla diminuzione dei raccolti e dall'aumento delle giornate lavorative perse a causa di patologie respiratorie.

Vista la gravità di tali conseguenze per il nostro futuro prossimo e remoto, gli europei non hanno altra scelta che adattarsi al cambiamento climatico: di fatto, a livello europeo è già in atto una strategia destinata ad aiutare gli stati a pianificare le proprie misure di adattamento e più di 20 paesi europei hanno adottato strategie di adattamento nazionali.

Alcuni di questi progetti prevedono iniziative di ampio respiro quali la costruzione di nuove infrastrutture (ad esempio, dighe e barriere antialluvione), mentre altri si basano sul principio del recupero degli ecosistemi, per consentire alla natura di attivare difese contro conseguenze del cambiamento climatico quali precipitazioni estreme o calore eccessivo. Diverse iniziative sono state finanziate e messe in atto a livello nazionale, cittadino e regionale, al fine di affrontare le conseguenze del cambiamento climatico e ridurre le emissioni di gas serra.

Ridurre le emissioni

L'entità del cambiamento climatico in atto dipende da quanto velocemente e in che misura saremo in grado di ridurre le emissioni di gas serra nell'atmosfera. Il cambiamento climatico è infatti una delle sfide principali del nostro tempo: si tratta di un problema globale, che tocca tutti noi. Come raccomandato vivamente dalla comunità scientifica, occorre limitare l'aumento delle temperature medie globali e ridurre le emissioni di gas serra per evitare le conseguenze negative del cambiamento climatico. Nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la comunità internazionale si è prefissata di limitare l'aumento della temperatura media globale a non più di 2°C rispetto all'epoca preindustriale.

Infatti, se la temperatura media globale salirà oltre 2°C, il cambiamento climatico avrà un impatto molto più grave sulla nostra salute, l'ambiente naturale e l'economia. Un aumento medio di 2°C significa infatti chela temperatura salirà molto di più in alcune parti del pianeta, in particolare nell'Artico, dove il riscaldamento rischia di mettere a repentaglio ecosistemi unici al mondo.

Anche l'Unione europea ha stabilito ambiziosi obiettivi a lungo termine per la mitigazione del cambiamento climatico: basti pensare che nel 2013 l'UE aveva già ridotto le proprie emissioni di gas serra del 19 % rispetto ai livelli del 1990 e l'obiettivo di una riduzione del 20 % delle emissioni entro il 2020 sembra ora a portata di mano.

Ridurre le emissioni interne (vale a dire, emesse nell'UE) di almeno il 40 % entro il 2030 e dell'80- 95 % entro il 2050 è un obiettivo il cui successo dipenderà anche dalla capacità dell'UE di canalizzare adeguate risorse finanziarie pubbliche e private verso tecnologie sostenibili e innovative. L'adozione di prezzi e normative efficaci in materia di emissioni di anidride carbonica sono strumenti imprescindibili nel dirottare gli investimenti verso soluzioni innovative e rispettose del clima, verso le energie rinnovabili e, in particolare, verso una maggiore efficienza energetica. In alcuni casi, potrebbe essere necessario adottare processi decisionali che permettano di dirottare gli investimenti da alcuni settori dell'economia favorendo la ristrutturazione di altri.

Tuttavia, la riduzione delle emissioni da parte degli Stati membri rappresenta solo una soluzione parziale del problema, poiché l'UE attualmente emette soltanto circa il 10 % dei gas serra rilasciati nell'atmosfera a livello globale. Quindi, per raggiungere l'obiettivo dei 2°C occorre una strategia di tagli significativi alle emissioni di gas serra da attuarsi a livello globale. La comunità scientifica stima che, per raggiungere l'obiettivo dei 2°C, la quantità di carbonio che può essere rilasciata nell'atmosfera prima della fine del secolo è davvero limitata; purtroppo, l'umanità ha già speso buona parte del "budget di carbonio" a disposizione e di questo passo l'intero budget si sarà esaurito ben prima del 2100.

Studi scientifici hanno dimostrato che per riuscire a contenere l'aumento medio delle temperature a meno di 2°C, le emissioni globali, una volta superato il picco nel 2020, dovrebbero iniziare a diminuire. Visto il panorama appena descritto, è essenziale che i prossimi negoziati sul clima (COP21) che si terranno a Parigi costituiscano un punto di svolta per il raggiungimento di un accordo globale sulla riduzione delle emissioni di gas serra e per l'offerta di sostegno ai paesi in via di sviluppo.

Un futuro a basse emissioni di carbonio entro il 2050 è possibile

Al cuore del problema vi sono dinamiche di produzione e consumo insostenibili: per questo motivo, visti i recenti trend ambientali europei e i macro-trend globali, il nostro recente rapporto "L'ambiente in Europa: stato e prospettive nel 2015" auspica una transizione verso la cosiddetta "economia verde". L'economia verde è uno stile di vita sostenibile che ci consente di vivere bene rispettando al contempo il nostro pianeta. Questa transizione implica modifiche strutturali a settori economici chiave quali quello dell'energia e dei trasporti e, di conseguenza, investimenti a lungo termine nelle nostre infrastrutture.

Gli europei stanno già investendo in questi settori fondamentali: la sfida è ora garantire che tutti gli investimenti attuali e futuri costituiscano un passo avanti verso l'economia verde e non si trasformino in una trappola basata su un sistema di sviluppo scarsamente sostenibile. Fare oggi gli investimenti giusti consentirà non solo di ridurre al minimo il costo complessivo dei cambiamenti climatici, ma anche di rafforzare le competenze europee nel fiorente ambito del settore ambientale, l'economia del futuro. In ultima istanza, abbiamo tutti da guadagnare da previsioni più chiare in materia di cambiamento ambientale.

La sfida può sembrare enorme, ma occorre tenere a mente che l'obiettivo dei 2°C è ancora a portata di mano: dobbiamo essere abbastanza coraggiosi e ambiziosi da non farcelo sfuggire.

Hans Bruyninckx
Direttore esecutivo AEA

Il cambiamento climatico avrà serie conseguenze su ogni singolo aspetto delle nostre vite: la maggiore intensità e frequenza delle precipitazioni in molte parti d’Europa determinerà infatti alluvioni più frequenti e gravi. In altre parti d’Europa, inclusa l’Europa meridionale, l’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni faranno sì che in molte aree si verifichino periodi di siccità.

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