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Press Release
Comunicato stampa
Portoroz, Slovenia, 8 November
In una nuova relazione, diffusa oggi, si afferma che lo stato ambientale della regione del mar Mediterraneo non migliorerà fino a quando non ci sarà la volontà politica di fare osservare la legislazione ambientale presente e futura.
"Problemi prioritari nell'ambito del Mediterraneo", una relazione congiunta dell'Agenzia europea dell'ambiente (AEA) e del piano d'azione del Mediterraneo dell'UNEP, è stata diffusa oggi in occasione di una riunione delle parti contraenti della convenzione di Barcellona in corso di svolgimento a Portorose in Slovenia. Questa relazione, che affronta i problemi attuali ed emergenti legati all'inquinamento, oltre a delineare un quadro a livello regionale, fornisce anche un profilo per ogni paese del Mediterraneo.
Oltre all'inquinamento derivante da fonti terrestri e dai trasporti marittimi, la relazione affronta le sfide emergenti all'ecosistema della regione. Tra esse si annoverano la rapida espansione dell'acquacultura - l'allevamento di molluschi e pesci, l'introduzione di nuove specie e le continue invasioni biologiche di colonie di alghe pericolose.
Si necessita di una legislazione più rigorosa per affrontare le sfide ambientali rivolte alla regione del Mediterraneo. La relazione, tuttavia, ammonisce, che la legislazione futura rimarrà inefficace senza la volontà politica dei paesi coinvolti.
"Il Mediterraneo, la più grande destinazione turistica presente sulla terra, si trova in un processo di distruzione dell'habitat e di alterazione fisica che potrebbe andare al di là di quanto si è osservato. Per quanto sembri che il tasso di sfruttamento delle risorse marine si sia stabilizzato, il livello dei danni è allarmante", afferma la professoressa Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell'AEA. "La prima priorità nella gestione ambientale nella regione del Mediterraneo è l'applicazione della legislazione ambientale esistente", afferma la professoressa McGlade.
Il principale problema nei paesi del Mediterraneo meridionale e orientale è il trattamento inadeguato dei rifiuti urbani, ulteriormente aggravato dalla crescita nel turismo. Qui, si riscontra la mancanza della tecnologia e delle condizioni economiche per affrontare problematiche di carattere ambientale. Nei paesi nordici, sempre secondo la relazione, il principale problema è l'inquinamento dovuto ai prodotti chimici.
"La relazione potrebbe essere utilizzata per concentrarsi su opzioni politiche alternative per aiutare i decisori politici regionali e nazionali a sviluppare azioni di politica che potrebbero avere un effetto positivo sull'ambiente marino del Mediterraneo", afferma Paul Mifsud, coordinatore dell'UNEP/MAP.
Il sig. Mifsud ha dichiarato che attende con ansia l'entrata in vigore del protocollo LBS, il principale strumento legislativo regionale che affronta l'inquinamento proveniente da fonti terrestri, in un periodo in cui stanno emergendo nuove sfide che minacciano l'ambiente marino. Il sig. Mifsud ha infine affermato che tutti i paesi partecipanti hanno preparato i propri piani d'azione nazionali aventi come obiettivo la riduzione ed eventualmente l'eliminazione dell'inquinamento dal suolo. Ci si aspetta che questi piani saranno formalmente approvati dalle parti contraenti in Portorose.
Potete accedere alla versione online del rapporto, 'Priority issues
in the Mediterranean environment' (Problemi prioritari nell'ambito del
Mediterraneo)
a questo link: http://reports.eea.europa.eu/mediterranean2005
Informazioni sull'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (AEA): - L'AEA si trova a Copenaghen. L'Agenzia intende promuovere uno sviluppo sostenibile e misurabile nei riguardi dell'ambiente in Europa tramite la fornitura di informazioni tempestive, mirate, pertinenti ed attendibili ai responsabili delle decisioni politiche ed al pubblico.
Informazioni sul piano d'azione del Mediterraneo (MAP): - Il MAP è uno sforzo regionale cooperativo che coinvolge i 21 paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo e l'Unione europea. Tramite il piano d'azione del MAP, queste parti contraenti alla convenzione di Barcellona ed ai suoi protocolli sono decise ad affrontare le sfide di proteggere l'ambiente marino e costiero, lanciando nel contempo i piani regionali e nazionali finalizzati alla realizzazione dello sviluppo sostenibile.
Sulla convenzione di Barcellona: - La "convenzione per la protezione del mare Mediterraneo dall'inquinamento" (Convenzione di Barcellona), adottata nel 1976, è entrata in vigore nel 1978. È stata modificata dalle parti contraenti nel 1995 e resa pubblica come la "Convenzione per la protezione dell'ambiente marino e della regione costiera del Mediterraneo", entrata in vigore il 9 luglio 2004. La convenzione e sei protocolli costituiscono ciò che è noto come sistema di Barcellona, il quadro normativo del MAP. La riunione di Portorose segna i 30 anni della convenzione di Barcellona.
Le 22 parti contraenti della convenzione di Barcellona sono: Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Cipro, la Comunità europea, Croazia, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Italia, Libano, Libia, Malta, Marocco, Monaco, Serbia e Montenegro, Siria, Slovenia, Spagna, Tunisia e Turchia.
L'Agenzia europea dell'ambiente è il principale organismo pubblico in Europa incaricato di fornire informazioni pertinenti ed affidabili sia ai decisori che all'opinione pubblica in materia di ambiente. Operante a Copenaghen sin dal 1994, l'AEA è il fulcro della rete europea di informazione e osservazione ambientale (EIONET), una rete composta da circa 300 organismi in tutta Europa attraverso i quali essa raccoglie e divulga informazioni e dati in merito all'ambiente. L'Agenzia, organismo comunitario, è aperta a tutte le nazioni che ne condividono gli obiettivi. Attualmente è costituita da 31 paesi membri, ossia i 25 Stati membri dell'Unione europea, i tre paesi candidati all'adesione all'Unione europea (Bulgaria, Romania, e Turchia), nonché Islanda, Liechtenstein e Norvegia. È stato inoltre siglato un accordo di adesione con la Svizzera. Gli Stati dei Balcani occidentali, ossia Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Serbia e Montenegro, hanno presentato domanda di adesione all'Agenzia.
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Marion Hannerup |
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