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I bassi standard europei per i test sull'inquinamento sottstimano i livelli dei gas di scarico dei veicoli

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Press Release Pubblicato 19/10/2004 Ultima modifica 28/06/2016
Gli standard inadeguati per i test sull'inquinamento sottostimano i livelli delle emissioni di pericolosi agenti inquinanti dei veicoli. Le prove indicano che i proprietari di veicoli diesel peggiorano la situazione modificando i loro motori per aumentarne la potenza. È l'avvertimento lanciato oggi dall'Agenzia europea dell'ambiente.

COMUNICATO STAMPA


Copenaghen/Amsterdam, 19 ottobre 2004


I bassi standard europei per i test sull'inquinamento sottstimano i livelli dei gas di scarico dei veicoli


Gli standard inadeguati per i test sull'inquinamento sottostimano i livelli delle emissioni di pericolosi agenti inquinanti dei veicoli. Le prove indicano che i proprietari di veicoli diesel peggiorano la situazione modificando i loro motori per aumentarne la potenza. È l'avvertimento lanciato oggi dall'Agenzia europea dell'ambiente.


Tali fattori possono essere tra le ragioni per cui i livelli di inquinamento atmosferico nelle città europee non diminuiscono più rapidamente, così afferma l'Agenzia nella nuova relazione Ten key transport and environment issues for policy-makers (Dieci questioni chiave in materia di trasporto e ambiente da sottoporre all'attenzione dei responsabili politici).


Inoltre, poiché il ciclo di test a cui sono sottoposti gli autoveicoli nuovi non include gli impianti di condizionamento dell'aria ed altri tipi di apparecchi a consumo energetico, i progressi dell'Europa nella riduzione del diossido di carbonio (CO2, gas ad effetto serra) emesso dagli autoveicoli nuovi sembrano maggiori di quanto non siano in realtà.


Alla conferenza dei vertici del Governo olandese sulla mobilità sostenibile, tenutasi oggi ad Amsterdam, la professoressa Jacqueline McGlade, direttrice esecutiva dell'AEA, ha dichiarato che garantire l'effettivo e reale rispetto dei livelli massimi stabiliti per le emissioni di gas dei veicoli dovrebbe rappresentare un obiettivo prioritario. La conferenza, che proseguirà anche domani, intende formulare raccomandazioni per la nuova Commissione europea che entrerà in carica il mese prossimo.


La relazione dell'AEA e il documento informativo allegato presentati alla conferenza mostrano che i livelli del traffico stanno aumentando quasi di pari passo con la crescita dell'economia, malgrado gli sforzi dell'Unione europea per indebolire questo vincolo, continuando in tal modo ad esercitare sempre maggiori pressioni sull'ambiente.


Tali pressioni riguardano, tra l'altro, i cambiamenti climatici dovuti all'aumento delle emissioni di gas ad effetto serra vista la continua espansione dei mercati del trasporto terrestre ed aereo a spese di sistemi a minor consumo energetico, senza contare la minaccia alla diversità biologica rappresentata da strade, ferrovie ed aeroporti che frammentano e danneggiano gli habitat naturali.


Il miglior modo per contrastare queste tendenze è unicamente quello di rallentarne l'espansione.


I progressi della tecnologia automobilistica contribuiscono a ridurre l'inquinamento atmosferico causato dal traffico terrestre, nonostante l'aumento del traffico stesso. Le emissioni di sostanze inquinanti regolamentate (tranne quelle da trasporto aereo o marittimo) sono diminuite del 24% fino al 35%, tra il 1990 e il 2001, nei 31 Stati membri dell'AEA.


Tuttavia, l'inquinamento prodotto dal traffico in aree urbane continua ad essere uno dei fattori all'origine di decine di migliaia di morti premature ogni anno in tutta Europa.


Gli attuali cicli di test a cui sono sottoposti gli autoveicoli nuovi non riflettono l'uso dei veicoli in condizioni di guida reali, falsando i valori effettivi delle emissioni. Secondo quanto si afferma nella relazione, ciò potrebbe contribuire a spiegare perché la qualità dell'aria nelle zone urbane non stia migliorando quanto dovrebbe in base ai dati raccolti sui veicoli.


Mentre l'industria automobilistica europea sta cercando di rispettare l'impegno di ridurre di un quarto le emissioni di CO2 degli autoveicoli nuovi tra il 1995 e il 2008, l'insufficienza degli standard dei test comporta anche il rischio che i gas ad effetto serra prodotti dai condizionatori d'aria e da altri apparecchi esenti da controlli inseriti nei veicoli possano in realtà annullare la metà dei progressi compiuti.


Nonostante l'impegno dimostrato da parte dell'industria automobilistica, si prevede che tra il 1990 e il 2010 l'incremento globale delle emissioni di CO2 dei mezzi di trasporto sarà pari al 25%; tuttavia, senza questi sforzi, l'aumento sarebbe del 35%.


Circa 15% della riduzione di CO2 si è ottenuto grazie all'ampliamento del mercato dei veicoli diesel, il cui consumo di carburante è minore rispetto ai veicoli a benzina.


Tuttavia, la pratica di "truccare" i motori diesel per ottenere motori più potenti è motivo di preoccupazione perché aumenta il consumo di carburante e le emissioni inquinanti. Un recente rapporto valuta che circa la metà degli autoveicoli diesel nuovi venga probabilmente modificata e che tali modifiche possano moltiplicare le emissioni, in particolare quelle di particelle nocive, fino a triplicarle.


Un segno positivo è il forte aumento dell'impiego di carburanti biologici, (carburanti ottenuti dalla colza e da altri materiali organici) che dovrebbe aiutare il settore dei mezzi di trasporto a limitare la crescita delle emissioni di CO2. Tuttavia, è importante che i carburanti biologici siano prodotti con metodi che minimizzino altre conseguenze potenzialmente negative sull'ambiente.


Tra i messaggi chiave della relazione troviamo anche i seguenti punti:

  • Quello aereo è il settore dei mezzi di trasporto in più rapida espansione e il suo effetto sul clima, dalle emissioni di CO2 ad altri gas ad effetto serra, sarà ben presto più dannoso dell'impatto degli autoveicoli.
  • I prezzi del trasporto ferroviario e con autobus stanno crescendo più rapidamente del costo dell'uso di un autoveicolo privato, dando agli autoveicoli un vantaggio sui trasporti pubblici. La ristrutturazione del sistema di tariffe dei trasporti per riflettere modalità di costo diverse in termini di danni alle infrastrutture e all'ambiente è in lenta evoluzione.
  • L'infrastruttura dei trasporti, specialmente le reti stradali e le reti ferroviarie ad alta velocità, è in continua espansione, frammentando ulteriormente il paesaggio. Ottimizzando l'impiego delle infrastrutture già esistenti per mezzo di pedaggi stradali e di tassazioni sulle congestioni del traffico si potrebbe limitare questa crescita.


La relazione è disponibile all'indirizzo http://reports.eea.europa.eu/TERM2004 e il documento informativo all'indirizzo http://reports.eea.europa.eu/briefing_2004_3/en

Nota ai redattori


Il Governo olandese, che attualmente detiene la presidenza del Consiglio dell'Unione europea, ospita la conferenza "Energy in Motion" nei giorni 19 e 20 ottobre. Le conclusioni della conferenza includeranno anche raccomandazioni per la compilazione del programma di lavoro della nuova Commissione europea che entrerà in carica il 1° novembre. Il sito Web della conferenza è: http://www.eu-conference2004.nl/start_pagina_EiM.html


L'AEA


L'Agenzia europea dell'ambiente è il principale organismo pubblico in Europa la cui missione è fornire informazioni qualificate ed indipendenti sull'ambiente a decisori politici ed al pubblico. Operante a Copenaghen sin dal 1994, l'AEA è il fulcro della rete europea di informazione ed osservazione in materia ambientale (Eionet), una rete di circa 300 organismi in tutta Europa attraverso i quali raccoglie e divulga informazioni e dati in merito all'ambiente. L'Agenzia, che è un organismo dell'Unione europea, è aperta a tutte le nazioni che condividono i suoi obiettivi. Attualmente è costituita da 31 paesi membri: i 25 Stati membri dell'Unione europea, i tre paesi candidati all'ammissione all'UE -- Bulgaria, Romania e Turchia -- e l'Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia, mentre è stato già siglato un accordo di adesione con la Svizzera. Anche gli Stati dei Balcani occidentali, ovvero l'Albania, la Bosnia e Erzegovina, la Croazia, l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, la Serbia e il Montenegro, hanno presentato domanda di adesione all'Agenzia.




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